In memoria di Steve LaMantia
Maybe Steve LaMantia's name does not mean anything to you, but you surely know the thing that he gave a name to: the Scary Sharp (with the TradeMark symbol of the course).
Steve has recently passed away and although I do not know him personally, I have often used the scary sharp method and so I am glad to remember him with an article I wrote four years ago.
In Italian only, sorry.
Forse il nome Steve LaMantia non vi dice niente, ma sicuramente conoscete la cosa a cui lui ha dato un nome: lo Scary Sharp (con il simbolo del TradeMark ovviamente).
Steve è recentemente scomparso e anche se io non lo conoscevo personalmente, ho usato spesso il metodo scary sharp e quindi mi fa piacere ricordarlo con un articolo che scrissi 4 anni fa.
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Un'affilatura da urlo
Era il Novembre del 1995 quando un tale di nome Steve LaMantia scriveva un messaggio sul newsgroup (gli antesignani degli odierni forum) rec.woodworking, descrivendo il suo inconsueto metodo di affilatura. Riassumendo molto, egli aveva sostituito alle pietre e alle coti, alcune striscie di carta vetrata di grana via via più sottile incollate su una lastra di vetro. Egli chiamò quel metodo "sandpaper sharpening", ma concluse scherzosamente il messaggio scrivendo che con quel metodo le sue lame erano diventate paurosamente affilate, "scary sharp", e da allora quel termine entrò nell'uso collettivo per indicare l'affilatura ottenuta per mezzo delle carte abrasive.
Da quel giorno è passata molta acqua sotto i ponti. Sullo scary sharp si sono scritti fiumi di parole che trovate facilmente con Google e torrenti di filmati che trovate su YouTube. Mi scuso per queste banali figure retoriche fluviali, ma probabilmente sono stato influenzato da questa primavera particolrmente piovosa.
Inoltre in questi anni sono stati sviluppati nuovi supporti abrasivi, sempre più efficaci ed efficienti. Ma lo scary sharp è in fondo ancora quello di allora: utilizzare le carte abrasive fissate su un supporto piano e rigido, in luogo delle pietre e delle coti.
Questo metodo presenta dei vantaggi e degli svantaggi rispetto agli altri sistemi. Facciamo, per esempio, un contronto con le pietre ad acqua giapponesi (japanese waterstones), che sono uno dei mezzi attualmente più utilizzati.
Il costo è sicuramente l'aspetto più evidente dello scary sharp: con un piccolo investimento iniziale si riescono ad ottenere affilature di qualità pari a quelle ottenibili con un set di pietre giapponesi che possono costare anche diverse centinaia di euro.
Quindi, da questo punto di vista, è sicuramente il miglior metodo per il neofita o per chi non deve affilare quotidianamente i propri ferri. Se invece dovete affilare frequentemente, sul lungo periodo le pietre diventano più convenienti.
Un secondo vantaggio dello scary sharp, ma che per importanza io metterei al primo posto, è che mentre le pietre giapponesi con l'uso si concavizzano e vanno ri-spianate con regolarità, il supporto delle carte abrasive, che solitamente è una spessa lastra di vetro, rimane sempre piano.
Il terzo vantaggio dello scary sharp è il passaggio più graduale da una grana all'altra, che diminuisce i tempi di affilatura. Mi spiego meglio: nelle pietre giapponesi, le particelle abrasive che si fratturano nel processo di affilatura e diventano inservibili, si staccano dalla pietra e vengono spinte via grazie al movimento dei ferri e all'acqua in sospensione, lasciando il posto alle nuove e fresche particelle abrasive sottostanti. La granulometria delle pietre è quindi costante.
Nelle carte abrasive invece, c'è un solo strato utile e le particelle abrasive che vengono frantumate diventano di grana più fine. La granulometria delle carte abrasive è quindi decrementale e il passaggio da una carta di grana grossa ad una di grana più fine è più dolce.
Infine c'è il fattore "rottura di scatole": le pietre, una volta acquistate e riposte in una bacinella d'acqua sono subito pronte pronte all'uso, invece con le carte abrasive, bisogna ritagliarle, preparare il supporto, incollarle o fissarle in qualche altra maniera al supporto e spesso quando viene il momento di usarle ci si accorge che ce ne manca qualcuna e quindi bisogna telefonare a Cristian per farsele spedire urgentemente.
Analizzata la teoria e se l'avete saltata non vi biasimo, vediamo di addentrarci nella pratica.
Come ho già anticipato più volte, lo scary sharp non è altro che l'uso di fogli di carta abrasiva di grana sempre più fine fissati in qualche maniera che vedremo ad un supporto il più possibile piatto e rigido.
Quest'ultimo può essere un pezzo di MDF o di truciolare melaminico di forte spessore, una lastra di marmo, un piano da rettifica in ghisa o in granito o un IPad, ma quello più spesso utilizzato è una lastra di vetro di almeno 1 cm. di spessore.
Per fissare le carte al supporto si può utilizzare la colla spray rimovibile. Si può usare anche dello scotch biadesivo, a patto che non sia spugnoso altrimenti, comprimendosi, rischia di arrotondare il filo degli utensili. Con alcune carte, come quelle che vedremo in seguito, si può sfruttare l'effetto ventosa creato dalla tensione superficiale dell'acqua.
Le carte vetrate utilizzabili per lo scary sharp, sono tutte quelle con un substrato rigido, tipo carta o plastica. Si va dalle carte vetrate comuni e grossolane che utilizzano come abrasivo il Carburo di Silicio, fino ai poliesteri abrasivi con polveri diamantate superfini utilizzate nelle applicazioni ottiche, passando per le carte abrasive di medio-fini che si usano in carrozzeria. Meglio evitare le carte telate o quelle con substrato spugnoso perchè, come suggerito sopra, comprimendosi tendono ad arrotondare il filo delle lame.
Le grane da utilizzare dipendono dalla situazione di partenza e dal grado di affilatura che si vuole ottenere.
Per i lavori di sgrosso, per esempio per aggiustare una lama sbeccata o per modificare l'angolatura del bisello, si può partire da una carta P100 e proseguire per gradi successivi fino dove si desidera, volendo anche alla grana P9000, in cui le particelle abrasive hanno una dimensione di 0.5 micron, che corrisponde approssitivamente ad una pietra giapponese di grana 20000.
Questo pressapochismo nelle equivalenze tra le varie scale che definiscono le granulometrie degli abrasivi è dovuto al fatto che i diversi istituti mondiali che definiscono gli standard, utilizzano dei sistemi di misurazioni diversi. Esistono alcune tabelle di conversione, ma non sono sempre chiare e coerenti tra loro.
Per chiarire ancora meglio in cosa consiste il metodo scary sharp, vediamo un esempio di affilatura eseguita con i 3M Lapping Films.
I 3M Lapping Films sono dei fogli di poliestere spessi 0.075 mm, cosparsi elettrostaticamente di particelle di ossido di alluminio e successivamente fissate con resina. Sono disponibili in varie granulometrie e sono stati inizialmente sviluppati per lavorazioni su fibre ottiche, sui dischi di memoria o per la lappatura piana in metallografia.
Le dimensioni dei fogli sono 215x280 mm (più o meno come un foglio A4) e si possono tagliare in strisce a seconda delle proprie esigenze.
Per fissare le stisce alla lastra di vetro, si può anche usare come al solito la colla spray, ma una particolarità di questi fogli in poliestere è che basta un po' d'acqua per creare l'effetto ventosa necessario per farli stare fermi durante l'uso. Si spruzza un po' d'acqua sulla lastra di vetro e poi si comprimono i fogli facendo uscire tutte le bollicine d'aria e l'acqua in eccesso e a quel punto i fogli rimarranno fermi durante l'affilatura. Così non c'è nemmeno bisogno di usare un solvente per togliere la colla rimasta sulla lastra.
Siccome le lame che ho utilizzato avevano bisogno soltanto di un'affilatura ordinaria, nel senso che non presentavano sbeccature o altri gravi difetti che avrebbero necessatato delle carte vetrate più grossolane, sono partito direttamente con i fogli da 30 micron, quelli di colore verde scuro. Facendo una media tra le varie scale di conversione, questi fogli corrispondono ad una pietra ad acqua di grana tra 400 e 500 oppure ad una carta vetrata P500.
Ho bagnato la lastra di vetro, ho steso la striscia con la parte lucida verso il basso, ho spruzzato un po' d'acqua sulla striscia e poi, tenendo la striscia con due dita, con la prima passata ho "strizzato" l'acqua in eccesso presente sotto la striscia in modo che si "incollasse" al vetro e ho iniziato col movimento avanti-indietro. Tra l'altro, essendo le striscie un po' più lunghe delle pietre tradizionali, ogni "corsa" è più produttiva rispetto alle pietre.
Quando ho cominciato a sentire la bava sul dorso ho dato una qualche passata anche a quest'ultimo e sono passato alla striscia di colore giallo, quella da 12 micron, che corrisponde più o meno ad una pietra ad acqua di grana tra 1000 e 1200 oppure ad una carta vetrata P1500.
Poi, seguendo la stessa procedura, sono passato alla striscia azzurra che ha una grana di 9 Micron, corrispondente alle pietre ad acqua con grana tra 1500 e 2000 o alle carte vetrate P2000.
Infine ho ultimato la procedura con la striscia verde chiara da 1 micron, corrispondente alle pietre ad acqua con grana tra 12000 e 20000 o alle carte vetrate P6000, raggiungendo un'affilatura a specchio, che come potete vedere ha prodotto dei risultati eccellenti. Da paura!
La durata dell'abrasivo dipende da molti fattori (come per esempio la durezza dell'acciaio, la larghezza della lama, lo spessore del bisello e le condizioni di partenza) ed è quindi difficile da calcolare, ma tanto per avere un'idea, con una sola serie di strisce ho affilato agevolmente tre pialle.